Articolo pubblicato su abruzzo.indymedia.org:
Le manganellate si abbattono, per una ventina di secondi, sui ragazzi che, schiacciati contro il muro della curia, in piazza Martiri della Libertà, davanti agli sguardi di decine di passanti che affollano la piazza e i portici del bar Grande Italia, lasciano cadere per terra i volantini antifascisti. Ma la carica non ferma la protesta.
Nello stesso momento, in una piazza Dante, transennata e con i negozi chiusi, i militanti di Forza Nuova si dispongono in corteo e cercano di forzare il cordone di poliziotti. La piazza è interdetta ai cittadini. Anche il parcheggio sotterraneo è vietato per motivi di sicurezza. E in redazione arrivano telefonate di protesta. E’uno scontro a distanza quello che si consuma per tre ore nel cuore di Teramo. Per due volte la questura ha negato il permesso a Forza Nuova di manifestare, perché il clima in città e teso da mesi. Poi però l’autorizzazione è uscita.
Da una parte ci sono i ragazzi di destra, capeggiati dal leader regionale di Forza Nuova, il chietino Marco Forconi e dal leader nazionale, Roberto Fiore, autorizzati per una manifestazione che non poteva che innescare la reazione dei ragazzi di sinistra. Troppo vicine nel tempo le coltellate ricevute da questi ultimi, alla vigilia dello scorso Natale, dai teramani di estrema destra, per non vedere come una provocazione la manifestazione di Forza Nuova. Ma per la destra l’autorizzazione c’è. Mentre non esiste per gli altri che quindi vengono subito caricati dalla forze dell’ordine disposte in assetto da guerriglia con manganelli, caschi e guanti speciali, capaci di proteggere e allo stesso tempo di fare male. Grazie a questo il duello rimane a distanza.
I due gruppi non vengono a contatto. Piazza Dante, Forconi e Fiore tengono i loro discorsi incitando al «desiderio di riprendersi gli spazi negati dalla polizia». E da piazza Martiri i ragazzi di sinistra inneggiano cori contro il fascismo. Ma la volontà di Forza Nuova è quella di poter manifestare lungo le vie del centro. Volontà che viene subito bloccata dalle forze dell’ordine. A quel punto il corteo si ferma e nasce una concitata discussione tra Fiore e i dirigenti della polizia. La richiesta dell’esponente di Forza Nuova è di arrivare, in maniera simbolica, fino al bar Grande Italia, a due passi dai ragazzi di sinistra. Richiesta che viene subito respinta per motivi di ordine pubblico innescando la reazione di Fiore che come ennesima provocazione incita il gruppo a seguirlo in centro per «prendere un caffè come può fare qualsiasi cittadino italiano».
Nel clou della tensione anche il sindaco Maurizio Brucchi interviene. Il primo cittadino si avvicina al cordone di polizia e dopo aver parlato agli esponenti di estrema destra riesce a farsi garantire che le transenne, piazzate dalla polizia, non sarebbero state superate. I militanti di Forza nuova intonando i loro slogan giungono fino all’incrocio tra via Carducci e via Brigiotti. Qui tengono gli ultimi discorsi in cui ribadiscono la «volontà di lottare contro un sistema di lobby e che li esclude dalle regole della democrazia». Poco dopo il presidio viene sciolto mentre in piazza Martiri i ragazzi di sinistra urlano ancora «Teramo è antifascista» e subiscono un’altra carica. Più piccola della prima.